Quando The Precinct è stato annunciato, la prima reazione di molti outlet della stampa e dei giocatori è stata piuttosto positiva, ponendo però immediatamente un paragone importante: è GTA ma dal punto di vista della polizia. Un’idea tutto sommato corretta dal punto di vista estetico, dati i richiami ai tempi di GTA 2 o al più recente GTA: Chinatown Wars. Di fatto, però, le ambizioni di questo confronto non vengono rispettate.
Avvicinandosi maggiormente a L.A. Noire e al più simulativo Police Simulator: Patrol Officers, The Precinct cerca di porsi come via di mezzo offrendo un’esperienza videoludica insolita, finora vista raramente, ma imperfetta. Scoprite perché nella recensione di The Precinct.
Una storia noir che non attecchisce
Nel 1983 Averno City è una città dove il crimine serpeggia senza sosta. Le pattuglie faticano a mantenere la stessa velocità delle gang, la corruzione dilaga e non sembra esserci spazio per il rispetto della legge. Il giovane agente Nick Cordell Jr. è appena uscito dall’accademia ma si trova già in prima linea nella difesa dei cittadini, complice il suo nome. Lui è figlio di un poliziotto amato e rispettato nel dipartimento, ucciso dalle gang in circostanze ancora da spiegare. È proprio questa la missione di Nick: migliorare la città e offrire eterna pace al padre, risolvendo un pericoloso enigma.
Una premessa avvincente ma che non riesce ad attecchire nelle circa 10 ore di gioco che servono per completare The Precinct. Purtroppo essa viene espansa maggiormente solo nelle fasi iniziali con il tutorial estremamente lineare e nel finale, perdendo rapidamente la sua spinta. Una narrazione quindi mediocre, coerente con i precedenti della casa di sviluppo. Prima di The Precinct, infatti, Fallen Tree Games è diventata nota per American Fugitive, altro omaggio ai primi GTA dal punto di vista del criminale, anch’esso vittima di una storia del tutto scarsa.
Il gameplay di The Precinct: tante attività…
A dominare l’esperienza di gioco sono le tipiche attività del poliziotto. Una volta intavolata la storia, The Precinct costringe il giocatore a cercare indizi sulle gang conducendo mansioni quotidiane come la pattuglia in auto e a piedi – ma anche qualche giro in elicottero – alla ricerca di vandali e criminali. Bisogna multare chi getta lattine dal finestrino e chi sta disegnando graffiti, ma anche inseguire chi guida sotto l’influenza dell’alcol e, naturalmente, ladri e civili alterati.
Un loop completamente libero frutto dell’essenza sandbox di The Precinct. Ci viene assegnata una zona da controllare in un’isola-città – che, purtroppo, sembra un po’ piccola – e non dobbiamo fare altro che girovagare fino alla fine del turno. I crimini dilagano anche troppo, tanto che non si rimane mai fermi. Tuttavia, ciò rende completamente innaturale la conduzione del turno quotidiano, originando una catena di inseguimenti che non sembra fermarsi mai.
L’IA dei civili e criminali, per di più, è vittima di un pathfinding e un processo decisionale piuttosto anomalo. Non sempre è possibile comprendere le reazioni ai nostri richiami, spari o movimenti. Durante un inseguimento ciò si rivela un pregio non da poco, incrementando l’imprevedibilità del tutto. Altrimenti, però, rende il gioco davvero poco naturale.
Il problema coinvolge anche la polizia. Nel corso di un inseguimento si possono chiamare rinforzi, bloccare strade, richiedere supporto aereo e attivare gli Stinger, strisce chiodate di metallo per bucare le ruote. Il loro piazzamento e intervento non è quasi mai ottimale all’inseguimento stesso, rendendo il supporto effettivamente utile solo in una manciata di circostanze.
…ma troppa mondanità banale
The Precinct si rivela così un titolo sandbox con tanto potenziale ma dei limiti evidenti. Non è altro che un calderone di ottime idee vittima di problemi tecnici che, stando a quanto dichiarato dallo studio di sviluppo, verranno almeno parzialmente risolti con la patch day one. Nella build di review restano evidenti i problemi con i percorsi seguiti dall’IA, le sparatorie degne degli Stormtrooper, combattimenti corpo a corpo poco coinvolgenti e un sistema di copertura alquanto scomodo.
La quantità di attività mondane è notevole e corretta per la natura del lavoro del poliziotto. Eppure, vengono inserite come elemento di intermezzo inefficace e assai monotono sul lungo termine, per una storia altrettanto soporifera. La mole di crimini commessi in città serve presumibilmente a rompere questa ripetitività, creando però un alternarsi davvero troppo repentino e artificiale.
The Precinct dal lato tecnico
Venendo al comparto tecnico-grafico, su PC il titolo corre molto agevole e si rivela piuttosto piacevole a dettagli massimi. Fortunatamente non richiede nemmeno troppe risorse. Su Steam Deck OLED, invece, ha ancora qualche problema di ottimizzazione evidenziato dal framerate ballerino. Al netto di ciò, l’estetica di The Precinct lo rende un titolo molto gustoso da vedere e giocare in handheld con uno schermo così.
Le animazioni non sono sempre naturali e la fisica delle collisioni non è delle migliori, specialmente se si osservano i civili in ragdoll dopo uno scontro diretto. La UI è semplice e pratica ma, soprattutto durante i dialoghi, avrebbe beneficiato di una caratterizzazione maggiore che riportasse la mente molto più nel 1983. Invece, The Precinct getta la data come riferimento temporale e poi la rende facilmente dimenticabile. Ci pensano solo la personalità degli ambienti di Averno City e le macchine presenti a ricordare la distanza temporale.
La recensione in breve
The Precinct è un buon titolo, ciò è indubitabile, specialmente considerati i precedenti della casa di sviluppo. Si percepisce tuttavia una carenza di varietà e un’insistenza sulla mondanità del lavoro, oltre a una serie di problematiche con l’IA, le collisioni e i trigger delle nostre indagini. Considerata poi la storia non proprio splendente, non ci resta che sperare nella patch Day One per risolvere le criticità più evidenti.
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Voto Game-Experience