Nostalgia canaglia cantava il buon Al Bano, ma in questo caso non si tratta solo di questo. Capcom, a distanza di quasi 15 anni dalla sua prima uscita, ripropone un grande classico a tema zombie. Parliamo di Dead Rising Deluxe Remaster, un’edizione artisticamente ispirata grazie al grande potenziale offerto dal RE Engine. Alcuni aspetti del gioco risultano inediti, altri semplicemente restaurati. Gli interventi, però, non si fermano al mero aspetto estetico ma interessano anche alcuni aspetti del gameplay, migliorando la Quality of Life generale dell’esperienza. Frank torna dunque a massacrare zombie, e ne celebriamo il suo ritorno in questa nostra recensione di Dead Rising Deluxe Remaster.
72 ore di follia
Come le persone, anche i videogiochi invecchiano. Non parliamo di rughe e radicali liberi tipici dell’essere umano, l’oggetto della nostra constatazione è il gameplay. Questi ultimi sono figli dei tempi in cui vengono concepiti, delle tendenze del momento e, soprattutto, degli umori dell’utenza. Correva l’anno 2006, Capcom aveva partorito già i primi 3 capitoli della trilogia storica di Resident Evil e l’empasse della crisi di idee ne affliggeva la sua prosecuzione. Gli zombie, probabilmente, non facevano più tendenza, o meglio, non era più quel tipo di approccio alla materia a stimolare interesse. Effettivamente mancava un open-world a tema Zombie, senza la rigidità dei paletti imposti dalla narrativa, lasciando però invariata la presenza di un sistema per obbiettivi.
Tali bisogni vennero assecondati con l’uscita di Dead Rising, un titolo che ricordava dannatamente la trama de L’alba dei morti viventi, uscito nelle sale 2 anni prima del videogioco. Il protagonista è un tale di nome Frank West, un vero e proprio eroe “costretto” ad essere tale. La ricerca di uno scoop lo porta ad atterrare nella cittadina di Willamete, improvvisamente isolata dal mondo e circondata dall’esercito degli Stati Uniti. I motivi di questo isolamento sono subito chiari al buon Frank West: zombie assetati di carne umana vagano per la città. Le cause che, però’ hanno originato questa invasione no, motivo per cui occorrono numerose prove prima di arrivare alla scoperta della verità. Il tempo, però, è tiranno: solo 72 ore per capire chi si cela dietro questo macabro incidente.
Asserragliati negli spazi offerti dal centro commerciale della cittadina, il reporter freelance dovrà prendere delle decisioni, alcune delle quali difficili e inevitabili. Non tutti potranno essere salvati. Il tempo passa, e lo scorrere inesorabile delle lancette sul nostro orologio (con uno scorrere reale del tempo di gioco) si mescola alla confusione offerta da un gameplay non lineare. I casi si possono risolvere nell’ordine che più riteniamo congeniale, ma le continue richieste di aiuto ci obbligano a scivolare nelle secondarie come se non ci fosse un domani. Ebbene questa confusione, che magari all’epoca della sua uscita venne vista come una cosa negativa, oggi la riteniamo estremamente funzionale lato immersivo. L’ansia del tempo che passa, infatti, è uno degli elementi che rende unico questo titolo nel suo genere.
Gallina vecchia fa buon brodo (e veste pure bene)
Dead Rising Deluxe Remastered è una versione rimasterizzata (sotto il profilo grafico e sonoro) di quella originale del 2006. Indi per cui, i diretti interessati da questa operazione di restauro sono ben individuati e noti (e ne parleremo nel capitolo successivo). Si tratta di un’operazione nostalgia, ben lontana dal concetto di remake che, come il termine stesso ci ricorda, coinvolge tutto il gioco con un rifacimento che interessa ogni comparto. Eppure Capcom non si è limitata a svolgere il compitino lato artistico e va a mettere le “pezze” in tutti quegli aspetti che minavano la cd. Quality of Life dell’esperienza originale.
Gli sviluppatori, nel voler enfatizzare, addirittur offrono addirittura la possibilità di giocare con una nuova modalità, oltre alla classica (e ce ne sono anche altre da scoprire). Una modalità che presenta dei check point automatici, oltre ai salvataggi classici, un’interfaccia utente migliorata (e decisamente più chiara) e nuove funzioni di accessibilità. Tre le piccolezze, che diventano grosse come un macigno quando le orde di zombie iniziano a diventare sempre più toste, troviamo la possibilità di sparare in movimento (aspetto precluso nella versione del 2006), una maggiore interazione con gli NPC (che adesso parlano finalmente la nostra lingua) e una rinnovata AI in generale (anche se gli zombie non brillano per intelligenza).
Al netto di queste migliorie, che per quanto minimali contribuiscono – e non di poco – lato esperienza, il gameplay di Dead Rising Deluxe Remaster non riesce a mascherare i segni del tempo. Movimenti esageratamente legnosi, animazioni molto superate, tempi di caricamento che “spezzano” il continuum esperienziale. Per carità, erano altre epoche, e in quelle epoche non vedevamo questi come difetti, era una cosa assolutamente naturale. Eppure, a distanza di quasi 15 anni, il confronto con il tempo sembra sorridere a Frank West & Co.
Il miracolo del RE-Engine
Chi vi scrive lo ha amato alla follia in Resident Evil Village, con quella sua capacità di creare delle atmosfere da incubo. Nei luoghi chiusi dimostra il meglio di sé, in quelli aperti lascia spazio ad altri aspetti, come i riflessi su specchi d’acqua e pareti lisce. Parliamo del RE Engine, il vero assoluto protagonista di Dead Rising Deluxe Remastered. Per quanto abbiamo più volte ribadito che si tratta di un edizione “restaurata” il lavoro svolto nelle cut-scene ha dell’incredibile. I personaggi, oltre ad essere ulteriormente definiti, mostrano una mimica facciale che li caratterizza in maniera del tutto inedita. I volti “piatti” del 2006 sono un lontano ricordo, ma non sono gli unici a restare nell’oblio.
Anche gli ambienti del centro commerciale – interni ed esterni – vengono assuefatti dalla potenza del RE Engine, che dona loro una ricchezza di dettagli ed una maggiore definizione. Ci si rende conto di questo aspetto, non solo nei momenti di tranquillità, ma anche quando si entra in contatto con i mangiacarne e gli scagliamo addosso “la qualunque” pur di portare a casa le chiappe. Gli effetti speciali quali gli schizzi di sangue, le esplosioni, il ritorno di fiamma degli spari e la distruzione degli oggetti scenici (e non) sono ricchi di inediti dettagli.
La regola dei 4K@60fps viene completamente rispettata. Il gioco si dimostra granitico in tutte le fasi e la rinnovata fluidità aiuta ad “oliare” i movimenti del buon vecchio Frankie. Che non ama gli scatti, ricordiamo, ma si muove di stanza in stanza con un bello e sano jogging. Dannate scelte progettuali.
La recensione in breve
Trattasi di un'operazione nostalgia riuscita alla grandissima. Dead Rising Deluxe Remaster risorge dopo quasi 15 anni, e si presenta con una forma smagliante. Applausi a scena aperta per il RE Engine, che si dimostra uno dei motori grafici più performanti di questa generazione. I segni del tempo ci sono, ma anche questi fanno parte dell'esperienza.
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Voto Game-Experience